Le origini
Il liscio nasce nella seconda metà del 1800, quando il celebre violinista Carlo Brighi (1853-1915) chiamato anche Zaclèn (anatroccolo) e considerato il capostipite di questa tradizione musicale, inventa la sala da ballo itinerante, da lui chiamata in origine “E’ festival”, ovvero “Il festival”, sostanzialmente differente rispetto al significato odierno, indicava invece un tendone viaggiante sotto il quale vi suonava la sua orchestrina, solitamente formata da cinque elementi. Come riportato anche su un periodico dell’epoca, “Nuova Vita” esso era “una semplicissima struttura coperta da un telone, all’interno della quale suona un orchestra degna di una sala dorata.” Stanziatosi nel 1910 a Bellaria, adattò una parte della sua stessa casa a sala da ballo, cui diede il nome di “Salone Brighi”. Tuttavia, altri balli della tradizione popolare, tra cui il trescone, la monferrina, il saltarello, la furlana, il bergamasco e la padovana erano già diffusi a inizio Ottocento, il liscio comprende valzer, polka e mazurka.

I protagonisti
Alcuni dei musicisti che formarono poi le prime orchestre da ballo in Romagna, furono assidui frequentatori delle Scuole Comunali di Musica di Cesena e di Ravenna. Con Carlo Brighi, probabile allievo del maestro cesenate Antonio Righi, vanno ricordati anche Urbano Fusconi, Secondo Casadei allievo di Emilio Gironi e a Ravenna, Aldo Bavolenta e Romolo Zanzi entrambi allievi di Giovanni Sarti. È poi Secondo Casadei (1906-1971) a comporre le indimenticabili note di “Romagna mia”, diffondendo così il genere musicale. Soprannominato “lo Strauss della Romagna” egli sosteneva che il suo era “un genere che non sarebbe mai tramontato, finché ci fosse stata una sola persona che avesse avuto voglia di ballare”.

Gli strumenti utilizzati
A fine Ottocento da un suonatore di organetto a mantice, le prime orchestrine si ampliarono introducendo “e’ rilon”, il lirone, strumento simile al violoncello e al contrabbasso, formato da tre corde e poi “e’ fabiol”, il fabiolo, piccolo clarinetto in Do. L’orchestra si modificò ancora con l’introduzione della chitarra e del violino. Nacquero un’infinità di piccole orchestre in Romagna, formate di ottoni ed archi.
Il passaggio dall’orchestra di ottoni a quella di archi si traduce in un cambiamento che vede la trasformazione della banda in orchestrina da ballo.
Mentre la prima a marce e pezzi tratti dal repertorio lirico affianca ballabili quali valzer, polke, mazurke, l’orchestrina da ballo, invece oltre ai pezzi ballabili mantiene in repertorio qualche brano tratto dalle opere di Verdi, Gounod e altri autori di musica classica.

I luoghi del liscio: dai teatri ai circoli cittadini
Già con l’inizio dell’Ottocento, minuetti ed altre danze di corte vanno via via scomparendo, soppiantate dalla popolarità del valzer, della polka e la mazurca, che iniziano a dominare la musica da ballo.
Il teatro ricopre un ruolo fondamentale in Romagna e ogni città, anche minore, viveva momenti di socialità legati a queste istituzioni capillarmente radicate al territorio. Già punto di riferimento culturale, il teatro diventa luogo di socialità e le sue grandi sale vengono utilizzate per il ballo. Dopo il 1861, in Italia nuove classi sociali si affacciano sulla scena e crescono i luoghi e le occasioni di consumo musicali. Non solo i teatri ma anche le sale dei vari circoli cittadini (e non solo) divennero occasioni di incontro, aggregazione e divertimento.
Un divertimento trasversale, poiché Come ricorda la dott.ssa Paola Sobrero nel n° 75 del 2005 di “Romagna arte e storia”: “I luoghi fisici del ballo erano pertanto luoghi differenti ma spesso comuni ai ceti sociali diversi” ed i locali da ballo sorgono ovunque in Romagna. Si balla non soltanto nei teatri, ma nelle aie di campagna e nelle piccole butèghe, osterie contadine per la mescita del vino, nei cameroni delle adunanze politiche e nelle piattaforme balneari, le pagode. Nel 1873 nasce a Rimini sulla Riviera Romagnola, un grandioso stabilimento balneare il Kursaal che ha una pista da ballo di 180 mq, una piattaforma costruita sul mare, e non fu l’unica.
Il dopoguerra e la consacrazione del liscio
Se durante la guerra ogni locale è costretto a smettere la propria attività, già nel 1944 a Cesena si ricomincia a ballare ed è la sala del famosissimo Hotel Leon D’Oro a riaprire le danze. Il termine della guerra fu un ritorno alle sale da ballo. A Bellaria nell’ottobre del 1947 fu inaugurata la Sala Cristallo. La consacrazione definitiva dei locali da ballo avverrà negli anni ’60, per arrivare poi negli anni ’70 a una vera e propria edilizia dedicata, con architetti specializzati in essa.
